Mamma non vuole

…sono spalmato con tutte le giunture che cigolano sul divano preferito.
Il messaggio sul telefonino del Presi che mi chiede come sto e cosa ho fatto la mattina ,mi coglie di sorpresa.
Sapendo quale e’ il suo parere sulle grandi manifestazioni podistiche non ho avuto il coraggio di raccontare la mattina passata a correre La Stramilano.
Avrei potuto narrare della pioggia fitta che non ha mollato un’attimo , fin dalla mattina presto. Oppure aggiornarlo che per cambiarsi e mettere le braghette per correre ,insieme ad altri 5000 disgraziati , i suoi discepoli hanno pensato bene di utilizzare come tetto gli alberi del parco Sempione, con scarsi e umidi risultati.
Alberi messi li proprio dalla perfetta macchina organizzativa, che optava per tale soluzione, conscia che la tenda canadese da quattro posti adibita a spogliatoio avrebbe avuto qualche difficolta’ ad ospitare tutti noi.
Come avrei potuto raccontare al Caudillo di aver visto tapini runners cambiarsi nella metropolitana oppure nei locali del negozio Dechatlon misteriosamente aperto la domenica mattina dedicata alla Stramilano o sugli storici scaloni del Castello Sforzesco.
Scaloni che nel glorioso passato vedevano salire eroici cavalieri e invece ora ,sempre se uno scalone puo’ arrossire,farlo nell’ addocchiare bianche natiche di runner/runneresse , intente al cambio d’abito.
Ma il Presi sarebbe stato comprensivo sapendo che il popolo che corre non si ferma davanti a nulla quando c’e’ in gioco il suo passatempo preferito.
Lui sa che quando ci si mette sulla linea di partenza per correre quei 21.000 metri, ci si dimentica di tutto.
L’acqua ,gli alberi, gli scaloni ,le canadesi (nel senso della tenda) spariscono,rimane solo il piacere di far fatica.
E dopo due ore e passa di tale “divertimento”, avrei potuto raccontare al Presi di aver incrociato alcuni compagni di casacca, o aver incontrato il tenace Compa che a pochi metri dall’arrivo ti dava l’incitamento necessario a concludere la fatica.
Avrei dovuto descrivere la delusione sul viso della Tizzi per non aver abbassato il suo tempo migliore, non sapendo la delusa,che in una giornata come ieri era un’impresa arrivare fino alla fine. Mi e’ mancato il coraggio di narrare dove siamo riusciti a cambiarci dopo l’arrivo,e dunque lo dico solo a voi . Con tanti altri ci siamo infilati sotto le tende adibite a deposito borse, che ringraziando Giove e Pluvio, abbiamo ritrovato ,almeno il sottoscritto ,piene di una fresca acqua piovana. Insomma toglievi indumenti bagnati ma ti mettevi indumenti un po meno bagnati ,ed era gia’ un successo visto la giornata. Tutto il cambio avveniva con i piedi a mollo , e devo ammettere che il pediluvio alleviava la fatica agli stanchi mignolini. Avrei dovuto raccontare della via del ritorno ,non prima di aver fatto una sosta tra gli scaffali della lusinghiera Dechatlon ,per pagare con mani tremanti quei calzini caldi e asciutti sognati a occhi aperti , indossandoli appena pagati davanti ad esterefatti commessi. Scendere le scale della metro,seguendo un palloncino rosso, sbagliare linea ,uscire da un vagone salire su quello che va nella direzione giusta, tutto cio’ fatto con i piedi al calduccio di due paia di calze e’ un’altra cosa!! Tornare a casa con un sorriso ebete e ringraziare l’inventore del divano e’ stata una conseguenza della giornata ,percio’ potete capire che alla domanda iniziale del vostro Presi, io che non me la sentivo di deluderlo, gli ho risposto candidamente:

” oggi non sono uscito, piove e mia Mamma non vuole che mi bagni”

Ciao alla prossima.
N.B
di foto per adesso non se ne parla ,le macchine fotografiche sono ancora stese ad asciugare insieme ai calzini!!!!

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