Ho un brivido. Sarà di certo il freddo, ma non ne sono certo. Mi sento come all’esame di maturità, impadronito dal timore di non ricordarmi più nulla di quello che ero certo di
sapere.
La luce non la accendo. Non voglio rovinare il momento. Me lo rovina lo spigolo del comodino che mi si pianta nel ginocchio. Vorrei urlare, ma sono ormai troppo abituato
al silenzio. Spingo l’imprecazione in fondo alla gola. Dormono tutti.
Scendo le scale a tastoni. Le scarpe sono ancora lì, sul ripiano del mobile che avevo con
maniacale attenzione dedicato all’attrezzatura sportiva.
Ma tutti quegli occhielli ce le avevano anche prima? Ricordo un incrocio di stringhe,
ma non provo neppure a riprodurlo. Le allaccio con il doppio nodo. Solido.
I piedi non paiono lamentarsi. Almeno ora che sono fermo.
Metto la canottiera termica. Ci provo. Sicuramente tutto il cibo consolatore della prigionia l’avrà fatta rimpicciolire. Sembro il mago Oronzo. Fa nulla. La copro con la maglietta di Valencia. Così mi parrà di poter rievocare il momento. Anche se ci vorrà
ancora una settimana per poter davvero condividere l’emozione.
L’orologio è scarico, ma servirebbe solo a farmi capire che ora non è ancora il momento di consultarlo.
Sono fuori. Comincio a camminare un po’. Che strano farlo senza il cane al guinzaglio.
E parto. Pesante e lento. Poi il peso scompare. Mi sento leggero anche se sto lasciando
le impronte sull’asfalto. L’anima riprende ossigeno e ricomincia a volarmi accanto.
La corsa che verrà: il nostro socio Giorgio Picasso ha scritto queste bellissime righe.
Leggetele, sono davvero emozionanti.
E’ ancora buio. Quello vero, però. Che scompare con il primo raggio di sole. Diverso da quello che ci ha oscurato l’anima per troppo tempo nascondendoci gli affetti e le nostre abitudini.
La prossima settimana ritroverò tutti ed allora si che le nostre anime si terranno di nuovo per mano per accompagnarci al traguardo. Come prima del buio.
Giorgio Picasso