Non c’è niente da fare, il pettorale di Milano abbaglia, affascina, alletta, intriga, circuisce … ed allora viva la Stramilano, viva la Maratona di Milano, specialmente quella a staffetta che facciamo per beneficenza, senza sapere che in beneficenza ci vanno solo le nostre briciole.
Machissenefrega se ci spillano un mare di quattrini per correre su squallide strade di periferia dove nessuno ti considera , anzi, percepisci chiaramente il fastidio che procuri alla Città con le tue braghette e la maglietta.
In fondo a noi interessa il sorriso di chi corre (si fa per dire) di fianco a noi, non c’importa d’essere presi per i fondelli da chi organizza l’evento.
Machissenefrega se ci considerano meno di niente, se non ci danno uno straccio di servizio, se ci sfruttano solo per interessi personali.
Ormai è chiaro, il podista è un buontempone da spennare -soprattutto a Milano- e puoi trattarlo malissimo tanto si ripresenta , sempre e comunque: DeejayTen, Five, Stramilano, Maratona, Staffetta, 20,30,40,50 € a botta ma fa nulla, lui ritornerà lo stesso, l’importante è fargli annusare il pettorale e gasarlo col chip (che non è il fratello di ciop).
Così il pettorale “col chip in compagnia” diventa l’alter ego del pakistano nero, t’impone un obiettivo e tu sai che se arrivi al traguardo puoi addirittura raggiungerlo … proprio quello che non ti riesce negli altri giorni della settimana.
Ed allora che bello correre a Milano, dove non esistono servizi ed il trattamento riservato ai partecipanti non è degno di un paese civile.
In fondo è giusto così, la gallina va spennata e siccome si fa spennare volentieri perché porsi il problema?
Già, perché … ?
Ai tenerissimi neofiti che hanno sognato la loro premiere fois e l’hanno “scoperta” a Milano, con o senza palloncino colorato, una preghiera:
” tutto ha un limite, anche la nostra ingenuità”.
Mimmo
Dal film: ” Errare humanum est, perseverare autem diabolicum, sic! “