Dedicato a Voi

Me l’avevano detto: la CCC non è soltanto il giorno della gara è qualcosa a cui tu penserai quotidianamente dal momento dell’iscrizione al giorno della partenza , è un pensiero che ti accompagnerà, un pochino ogni giorno, per 8 mesi.

E così è stato.
Mi ricordo il giorno in cui hanno aperto le iscrizioni, subito dopo Natale. Emozionatissima, e senza dir nulla quasi a nessuno, ho compilato il mio dossier ed ho atteso che , giorni dopo, mi venisse confermato d’essere stata “ACCETTATA”.
Sarebbe stata una sfida per me sola, non volevo parlarne prima, mi sembrava assurdo parlare di qualcosa che non sapevo nemmeno se sarei riuscita a finire.
Poi è passato quasi 1 anno, 1 anno faticoso per la corsa con tanti problemi, tanti programmi fatti e poi saltati all’ultimo, tanti, troppi allenamenti non fatti , 1 anno in cui quasi sempre pensavo che non sarei mai riuscita ad arrivare preparata alla partenza del trail , 1 anno di allenamenti quasi tutti in solitaria, 1 anno di rinunce a far corse in compagnia perché dovevo invece fare , nei pochi spazi che mi potevo permettere , qualcosa di allenante.
Appena potevo scappavo su qualche montagna per fare salite. E’ vero: l’idea è sempre stata lì , in un angolo, un pensiero sempre presente. Ma forse conviene fare ancora un passo indietro.
Perché mi sono iscritta? Perché una persona si iscrive ad una prova tanto dura?

98 Km con 5600mt di dislivello positivo.
Una follia per molti, alcuni ti guardano come una strana persona votata alla fatica ed al sudore , ad altri preferisco non dirlo nemmeno. Come pensare di portare avanti qualcosa di così duro , come pensare di continuare per il doppio dei Km e della fatica di un trail di 45 Km che già concludi a stento ed arrivi al traguardo, stravolto , distrutto a tal punto che non faresti un ulteriore passo?
Beh, è proprio qui il punto: tanti ce la fanno, tante persone più o meno come me ce la fanno e non sono alieni o superuomini o superdonne ( ad eccezione di qualcuno). E da qui, proprio da qui nasce il mio desiderio di mettermi alla prova.
Si, voglio decisamente mettermi alla prova, capire cosa mi farà andare avanti dopo il 50° km, capire da quale straordinaria fonte trarrò energia e coraggio per affrontare una notte intera da sola, con un fisico già provato da tante ore di corsa, con il proprio respiro, con i propri pensieri, con il freddo e la compagnia solo di te stessa e della tua fioca luce.
Ed eccomi così alla partenza.

I giorni precedenti ero molto agitata. Mi tranquillizzava quell’unico allenamento fatto in compagnia dei miei amici folli Chamoniardi che mi avevano portato su e giù per le montagne per 12 ore circa, facendo passaggi quasi da alpinista o meglio da stambecco e più di 4000 metri di dislivello.
Per il resto, al solo pensiero del trail mi veniva immediatamente un forte mal di pancia. Ed era impossibile non pensarci. Io ero a Vallorcine, punto cruciale del percorso, accanto a Chamonix e ovunque girassi lo sguardo, si parlava solo e dappertutto del trail.
Venerdì mattina , giorno della partenza, verso le 5.30 ricevo un sms dall’organizzazione dell’Ultra Trail: ” copritevi, le condizioni meteo non saranno buone, farà molto freddo con forte vento e pioggia”.
Certo, lo sapevo, consultavo la meteo circa un paio di volte al giorno e all’ultimo le previsioni erano cambiate : tanta pioggia, forte vento e tanto freddo. Io, comunque, mi sento pronta, incomincio a preparami , abbondante colazione , pare che al mattino cantassi addirittura!
Poi, accompagnata da mio padre, raggiungo il punto dove il mio pullman sarebbe partito per portarci alla partenza a Courmayeur. Non fa per nulla freddo , per ora.
Tanta gente per strada, ognuno con il sacco dell’organizzazione e vestito di tutto punto da trailer, ognuno diretto verso il medesimo punto. Una fila ordinata ad attendere ci si saluta , io saluto mio papà, quasi tutti la propria moglie o la fidanzata, chi il proprio figlio.
Qualcuno, in coda, toglie dal sacco qualche strano cartoccio ed incomincia a mangiare carboidrati ! Si sentono parlare tutte le lingue.
Arriviamo a Courmayeur e sempre silenziosi ed ordinati raggiungiamo la partenza. Sono le 9 , manca solo 1 ora, incomincia a piovere, io cerco qualche viso che conosco, mi metto in coda per l’ultima pipì, mi affianco agli amici trovati pronta alla partenza.
Ci confrontiamo i pesi degli zaini, il mio è parecchio pesante, decido di bere un po’ per alleggerirlo. Lo speaker, Roberto Giordano, incomincia a parlare , poi qualcuno lo fa in inglese ed in francese.
Ecco ci siamo, partono gli inni nazionali, primo quello Svizzero, poi quello francese e poi il nostro. Io canto, sono commossa.
Il conto alla rovescia e via! Si parte!
Una lunga fila di corridori (1800) tra applausi e 2 cordoni di pubblico si avvia , col sorriso sulle labbra, verso una lunga giornata: ora piove proprio, non c’è dubbio. Decido di non rimanere troppo indietro ma di avanzare un pochino per non restare imbottigliata sulle prime salite.

Prima un po’ di asfalto, poi raggiungiamo la Val Ferret ed ecco s’incomincia a salire verso il rifugio Bertone. Al Rifugio Bonatti prendo quello che sarà il mio nutrimento preferito, la pastina in brodo ; mi siedo qualche minuto per riposarmi la schiena.
Ad Arnouva tanta gente ad aspettarci, tanti applausi, tantissima pioggia, tutti sotto al tendone, ci si sta a malapena. Una ragazza dell’organizzazione chiede se mi può prendere lo zaino per riempirmi il camel bag d’acqua: la guardo stupita, mi sembra una Santa , una cosa in meno a cui pensare , ed inoltre mi dice che me ne metterà solo 1 litro, così non mi peserà troppo.
Riparto pronta per la salita al Col Ferret , mi annodo la giacca in vita, un signore anziano della valle mi dice di non annodare mai nulla attorno ai reni, lì passa la vita!
Mi attendo una lunga salita, invece procedo bene, sono veloce , supero e mi sento bene, il colle arriva presto, sulla sinistra vedo i ghiacciai del Bianco. Come mi aveva consigliato Martin, un caro amico, mi giro e saluto l’Italia, una vista mozzafiato mi fa vedere quanto sono lontana.
Poi giù nella val Ferret svizzera, luoghi meravigliosi, mai attraversati prima. Sono felice , mi fanno molto male le gambe in discesa ma ancor più delle gambe mi fanno male i piedi, è come se fossero diventati più grandi.
So che tra non molto arriverò a La Fouly e lì troverò Francesca ad attendermi. La cosa mi emoziona molto e so che tanta strada è stata fatta, da Champex , poi, conosco bene il percorso.
Intanto nello zaino continuo a sentire sms che arrivano.

La discesa a la Fouly è piuttosto lunga ad un certo punto si raggiunge una baita dove c’è un piccolo ristoro tra le mucche; mi sdraio un attimo per scaricare la schiena, con le gambe in alto.

Si raggiunge poi una strada sterrata , ormai non manca molto, c’è tanta gente ad attenderci, un tifo caldo , tanto sostegno. Entro nel tendone bianco e subito vedo Franci con il suo amico Daniel che mi aspettano, ci sono anche i miei genitori !
Tutti dietro ad una transenna, solo la Fra può avvicinarsi con il mega sacco che le avevo lasciato con i ricambi. Come prima cosa mi siedo, sono completamente bagnata, mi tolgo le scarpe, mi fanno troppo male i piedi macerati nell’acqua e nel fango. Intanto la Fra mi porta cose da mangiare , il solito brodo con la pastina, dei crackers , dei pezzi di formaggio, un po’ di coca e finalmente mi cambio le calze. I miei piedi sono strani, tutti cotti dal bagnato , un po’ grigiastri ma soprattutto tanto dolenti.
Incomincio a leggere i primi messaggi.
Da casa mi stanno seguendo , ad ogni passaggio Bruno05 mi fa il punto preciso in classifica elargendo consigli a più non posso, sms di sostegno da parte di molti mi fanno tanto felice.
Il mio coach, Fra, mi dice di muovermi, non mi cambio altro, mi alzo , prendo qualcosa ancora in mano da mangiare, saluto i miei e Daniel e mi avvio. So che mi aspetteranno a la Fouly.
Non so bene quanta strada ci sia, so che sulle 10 pagine di carte del nostro percorso, La Fouly – Champex sono 2 pagine. Ho paura che sarà piuttosto lunga la strada.
Ed è così , mi pare lunghissimo , forse perché è molto corribile e le mie gambe ora sono proprio stanche e mi dolgono. Si attraversano dei villaggetti meravigliosi, sempre sotto la pioggia battente che d’ora in poi sarà sempre più forte.
Porto con me l’immagine degli orti, dei fiori e di uno chalet meraviglioso, antico, di legno ma con la facciata tutta di vetro , illuminata, ed all’interno un uomo tranquillo che accende il camino . Mi prende un desiderio immenso di bussare al vetro e di interrompere al calduccio la mia corsa.
Poi si risale, un bellissimo e lunghissimo sentiero, le sentier des champignons, tante sculture fatte nei tronchi, sculture di scoiattoli, funghetti ed altri animali del bosco , penso che ci vorrò portare Nico, un giorno, con calma.
Da lontano si sente una trombetta che accoglie i corridori e tanti applausi ma mi sembra di non raggiungerla mai. Procedo a passo veloce, dietro di me , in silenzio, una fila di 6 o 7 uomini seguono i miei passi. In cima mi ringraziano e mi fanno i complimenti per averli portati velocemente fino a Champex.
Ed eccoci al mio 51mo Km.
Un grande ristoro mi attende , la Fra , Daniel e i miei genitori sono lì come sempre; ancora la stessa scena, loro dietro alle transenne e la Fra che mi accudisce e mi nutre.

Ora decido di cambiarmi, mi aspetta la notte. Mangio un piatto di pasta bianca , uno yogurt e mi copro bene ma decido di tenere nello zaino la maglia Podismo e Cazzeggio per l’arrivo. Sono fradicia ma dopo essermi rifocillata mi sento molto meglio. Indosso la frontale e curiosa di affrontare la notte esco, pronta per la grande avventura.
So che mi aspetta la salita al Bovine, lunga ed insidiosa, molto sassosa, con 2 fiumiciattoli da attraversare con alcuni punti critici. Ora è notte fonda e piove a dirotto. Mi accorgo di avere la lampada che non fa luce, ma non posso fermarmi a cambiarla, piove troppo, e così procedo.
I 2 fiumiciattoli sono ora dei fiumi e si attraversano nell’acqua fino al polpaccio ma ormai sono abituata, anzi, forse mi pulisco dal fango. In cima al Bovine c’è un vento gelido, continuo a procedere ed intanto rifletto.
Praticamente non ho parlato con nessuno, nessuno parla. Strano, siamo tutti seri , concentrati sulle avversità e le difficoltà da affrontare, e questo praticamente dalla partenza.
I piedi non li sento più , mi fanno troppo male, non so cosa sia successo. Penso che forse al prossimo ristoro mi fermerò, non mi sembra una disfatta , una sconfitta , ma una scelta consapevole. Le condizioni sono troppo avverse, sono 14 ore che sono sotto alla pioggia, nel fango, al gelo, nel vento. Le discese sono pericolosissime, potrei farmi male e non me lo perdonerei.
E’ tutto troppo duro e difficile , nessuno mi costringe a continuare , una persona deve scegliere se e quando potersi fermare. Non mi sto più divertendo.
Sì’, ne sono certa , al Col della Forclaz mi fermerò.
Tra me e me sono contenta , mi è bastato il percorso sino a qua. Al col de la Forclaz c’è un vento fortissimo, pochissime persone sono ad attenderci , non si può stare lì fermi al gelo sotto alla pioggia.

Il ristoro non c’è , so che il Trient è vicino e sicuramente dovrò arrivare fino a lì. Sono gli ultimi sforzi . Si scende , si attraversa la strada , si risale ed ecco il tendone del ristoro, un vero miraggio in mezzo a quella notte di maltempo.
La Fra e Daniel sono lì’.
Comunico che mi fermerò. Sono intirizzita, mi sento bagnata fino alle ossa, i piedi mi fanno troppo male, chi me lo fa fare? La Fra mi dice di aspettare , di mangiare qualcosa, mi sgridano perché mangio troppo poco, le chiedo di leggermi qualche sms ed ecco cosa mi legge:
– Anna vola anche per noi che da quaggiù, piccoli, piccoli, ti saremo vicini con la testa e con il cuore.

– Devi passare la 5191 che è pochi minuti davanti a te. Ma non strafare. Ora di notte è il momento più duro ma quando il gioco si fa duro… i duri incominciano a giocare!
– Che la luce sia con te. e non solo quella delle torce
– Anna spicciati ad arrivare, qui la tensione è insopportabile! Speriamo almeno non piova piu’! Siamo tutti tra Bovine e Trient. Brava!
– Forza zietta siamo orgogliosi di te! Ti stiamo pensando, tanti baci
– E’ il momento di trovare la concentrazione e tranquillità non pensare alle scarpe e alla fatica ma solo alla soddisfazione di terminare l’impresa
– Minchia Anna! Sei un fenomeno!! Regalati una bella pausa vedrai che rinasci. Sei un mito per me!
– You can . fly!!!!
– Buonanotte, buonanotte, fiorellino … buonanotte tra il telefono e il cielo . Vai Anna, non sei sola!

Mi bastano.
Ho deciso: la finisco!!!!!!
E non solo, mi accorgo che nel tendone qualcuno non è sfinito quanto lo sono io, qualcuno è contento di ripartire anche se e ancora sotto alla pioggia. E,se qualcuno si diverte ancora, perché non posso divertirmi anche io??!
Mi ricambio di tutto punto, mi metto i pantaloni più caldi che ho, calze pulite, maglia termica, maglia di pile a maniche lunghe, un pile spesso da passeggio (finito per caso nel sacco dei ricambi) e ancora una giacca a vento un po’ spessa, mai usata per correre, lo zaino e sopra una cerata (offerta dalla moglie di un altro trailer che non l’aveva voluta) che copre tutto, berretto di lana, guanti e finalmente l’altra luce, quella forte.

Mi vestono La Fra e Daniel praticamente come fossi una bambina, la Fra è contenta ( ma anche preoccupata) mi dice: ” brava mamma , finiscila, lo desideravi troppo!” E cosi agghindata riparto.
Anche questa volta so cosa mi aspetta, una lunga salita ma non mi pesa e dopo, quando sarò in cima, un attraversamento sempre battuto da forti venti e chissà oggi come sarà. Sudo , e quanto sudo, ma sono contenta pensando che finalmente ora non ho più freddo. Mi tengo il caldo sapendo che ne avrò bisogno più avanti. Ecco sono in cima.
Il vento è gelido e fortissimo, mi devo tenere una mano in testa per non farmi volare via il cappuccio. Sono contenta di essere così coperta , finalmente.
Raggiungo a testa bassa la tenda di Catogne , fuori, per scaldarsi, hanno acceso un fuoco, bevo una tazza di te bollente. Riparto contenta, intenzionata a raggiungere Vallorcine, i miei sentieri, casa mia, i miei boschi, i luoghi dove ho incominciato a correre!
I piedi mi fanno troppo male. Il pensiero è alla Tète aux vents, perché si chiama cosi ? Quanto vento ci sarà? Peccato non averla corsa in ricognizione i giorni passati! Appena raggiungo il ristoro di Vallorcine mi faccio medicare le vesciche e chiedo a Dedé se tète aux vents ha il nome che si merita o se secondo lui il peggio è già passato.
Fatico a riconoscere dove sto correndo, eppure conosco cosi’ bene questi luoghi! Ecco il tendone , sono arrivata, 81 Km sono fatti , sono le 4 precise ,sono stanca ma non esausta , ho ancora solo una salita, una lunga traversata e poi sarò a Chamonix.
La Fra e Daniel intirizziti sono sempre lì ad aspettarmi, mi vedono subito, hanno l’aria stanca e sembrano 2 pulcini bagnati.

La Fra mi dice “mamma hanno sospeso la corsa!”
Non le credo, glielo faccio ripetere 2, 3, 4 volte, poi capisco che è vero.
Sono felice, non mi pare vero, sono arrivata!!!! E senza essermi ritirata. 18 ore precise!

Cristophe mi vede ed è stupito che sia già lì, con quel tempo da lupi! L’aria nel tendone è irrespirabile. Mi dicono che hanno tenuto fermi per 2 ore tutti i corridori che arrivavano, in attesa che venisse presa una decisione. Poi hanno deciso di sospendere ed hanno organizzato i pullman per i rientri a Chamonix, ci sarà coda.
C’è fango per terra , una nebbia fitta di umidità, il brodo ha uno strano colore, diverso dal solito, mi accorgo che piove condensa dal tendone, direttamente nel brodo. La Fra ha fame e mangia un po’ di quella strana cosa chiamata “brodo di condensa di sudori e fatiche”.
Faccio l’autostop, 2 ragazze mi accompagnano fino alla porta di casa. Mi raccontano che dovevano partire per fare la TDS ma che è stata annullata, che l’Ultra trail è stato annullato dopo 20 Km ed hanno riportato tutti a Chamonix con i treni, che magari domani partirà una versione breve dell’Ultratrail da Courmayeur.
Io sono contenta: ce l’ho fatta! Ho vinto la mia gara , non mi importa a che punto della classifica io abbia terminato, per me io ho vinto la mia gara!
La mia avventura si conclude qui.
Ora so quale è la forza incredibile e misteriosa che ti sostiene e che ti fa andare avanti anche quando non ce la faresti più. Ora so che avrei potuto camminare ancora per molte ore perché così avevo deciso. Ora so che lassù se mi fossi sentita sola forse non ce l’avrei proprio fatta.

E quindi, Grazie a tutti voi che mi avete sopportato quando ero assente, quando ritardavo o non potevo, quando vi raggiungevo ancora sudata perché dovevo correre, Grazie a tutti voi che mi avete seguito, sostenuto, coccolato, dimostrato affetto e fiducia in ogni momento e con così tanto entusiasmo.
Grazie a chi mi ha accompagnato alle partenze delle mie ricognizioni per provare il percorso , Grazie a chi ha saltato la notte e già 2 giorni dopo aveva l’herpes per la fatica e lo stress , Grazie davvero a tutti perché è vero che la CCC l’ho corsa io ma di certo non sono mai stata sola!!!!!!!!!!!!
Ed ora riporto l’ultimo grande messaggio che ho ricevuto e che davvero mi ha fatto venire le lacrime agli occhi :

“Solo il Padre Eterno poteva fermare la tua cocciutaggine! Spero che questo straordinario e lunghissimo cammino dentro di te ti abbia fatto scoprire nuova serenita’ e gioia da condividere con i tuoi cari. Sei un giunco sinuoso, elegante ma forte come una quercia. L’hai fatta grossa ! Ti abbraccio forte, forte.”

E chi ha scritto non se la prenda se ho riportato questi sms meravigliosi!!!!!!!

E ancora, scusate la lungaggine … ma era un ultratrail !!!!!