KENYA 2019: ho visto cose che voi europei non potete nemmeno immaginare

Kiambogo 4Era il mese di maggio dell’anno scorso quando avevamo lanciato l’idea di raccogliere scarpe da running usate da inviare inviare in Africa a chi ne avesse bisogno.  In pochi giorni raccogliemmo 160 paia si scarpe e una dozzina di valige che -grazie ad “Africa&Sport”(un’associazione no-profit di Varese che -tramite lo sport- realizza progetti di solidarietà e di integrazione con alcuni villaggi in  Kenya, Etiopia e Uganda)- sono poi arrivate a Kiambogo, un villaggio 80 km a Nord di Nairobi, nella Rift Valley.

Ebbene, lì in Kenya, sui famosi altopiani dove si allenano i grandi campioni del running mondiali e dove alcuni di loro vivono, io ci sono stato e -proprio grazie a Marco Rampi, responsabile di “Africa&Sport”- ho vissuto un’esperienza bellissima,  emozionante , addirittura commovente. E non esagero, credetemi.

Quando Marco Rampi, che insieme ad alcuni runners Keniani era venuto a trovarci al Gerbone il 31 maggio scorso, ci aveva detto che nel febbraio 2019 avrebbe fatto un viaggio in Kenya e che chiunque avrebbe potuto aggregarsi a lui per condividere quel viaggio, io l’ho preso in parola. E ho fatto bene.

Ho trascorso sette giorni (più due di viaggio) tra Iten, Eldoret e Kiambogo. Dovete sapere che Iten è una vera e propria Mecca del running mondiale: qui hanno fondato i loro alberghi/centri sportivi (“resort”, li chiamano loro) supercampioni come Lornah Kiplagat o Wilson Kipsang, qui vive quel fenomeno che si chiama Mary Keitany. Ma soprattutto qui vengono ad allenarsi da ogni parte del mondo e per periodi più o meno lunghi runners di ogni tipo, dai tapascioni ai top runners. 

EldoretHo potuto vedere coi miei occhi e toccare con mano quanta importanza ha il running per i ragazzi keniani. Quella che per quasi  tutti noi europei (e non solo) è solo una passione, per loro è un’importante occasione di riscatto economico e sociale: per tanti ragazzi keniani che corrono forte, trascorrere qualche settimana  ogni anno in Europa e primeggiare nelle gare più varie vuol dire garantirsi un reddito che fa di loro dei “privilegiati”, anche se -rispetto agli standards europei- rimangono pur sempre dei ragazzi poveri. Ovviamente non sto parlando di maratoneti che vincono Maratone a New York o Berlino o Londra o che conquistano medaglie d’oro alle Olimpiadi, perchè questi sì che sono ricchi, molto ricchi. No, sto parlando di runners di livello medio alto, quelli che vincono gare come la Stramilano, la Sarnico-Lovere, la Roma-Ostia, la Stralugano o il Campaccio, giuro per fare qualche esempio.

Ho avuto la fortuna di conoscere alcuni di loro, di pranzare o cenare a casa loro, e quindi di osservarli da vicino, anzi da vicinissimo. E quello che colpisce è la semplicità di questi ragazzi e la loro grande dignità: ragazzi fieri di ospitarti e di offrirti un pasto nelle loro poverissime case, pur conoscendo “lo sfarzo” in cui siamo abituati a vivere noi, perché quasi ogni anno vengono in Italia o in Austria per qualche settimana. 

Kiambogo 2Ho avuto anche la fortuna di correre insieme a loro, anche se sarebbe più corretto dire che ho corso “dietro di loro”. Mi sono allenato sulla stessa pista in terra battuta (e sassi e cacca di mucche) calcata dai loro splendidi passi, e ho addirittura partecipato ad una loro gara  (meglio non parlare del del mio piazzamento) dove il momento per me più emozionante è stato correre in assoluta solitudine (perchè doppiato) in mezzo alla campagna, ma accompagnato per un tratto da bambini festosi, sorridenti, felici come se loro fossero i bambini più felici del mondo. Sì proprio loro, quei bambini così poveri.

Eldoret2E che dire dei campionati nazionali di corsa campestre che si sono svolti il 23 febbraio a Eldoret? Lì si sceglievano anche i rappresentanti del Kenya ai prossimi mondiali in Danimarca, ed io ho potuto ammirare -a pochi centimetri da loro!- questi atleti nel pieno della loro azione, concentrati nella loro fatica, avvolti nel loro sudore. Ma quello che mi è parso davvero incredibile è stato poterli incontrare nel “backstage”, nell’area atleti a loro riservata, poco prima della loro gara. Lì ero circondato da campioni di ogni tipo: la medaglia d’oro olimpica nei 3000 siepi, quella nei 1500, il maratoneta da 2 08 vincitore a Brighton, la campionessa mondiale di corsa in montagna,  la mezzamaratoneta che corre forte come la nostra Sara Dossena, e così via. Campioni anche di semplicità, di cordialità e di accoglienza: erano alcuni di loro che ci chiedevano di farsi fotografare insieme a noi.

E poi Kiambogo! In questo “villaggio”, 80 km a nord di Nairobi, 2500 metri sul livello del mare e con le “case” sparse a macchia di leopardo su un area vasta quasi quanto la mia città, ha sede il camp di “Run2gether”. Abbiamo alloggiato qui per 4 giorni, abbiamo vissuto da vicino la formazione di quei runners che poi verranno anche in Italia a vincere le nostre gare. Loro vivono qui, finanziati da “Run2gether”, affinchè diventino talmente bravi da potersi mantenere economicamente con gli ingaggi ed i premi vinti nelle varie gare. Tanto impegno, tanto sudore in un contesto che -a parte l’altitudine- non è certo favorevole alla corsa, almeno a come la intendiamo noi. Per non parlare dei loro accessori e delle loro scarpe: quelle che noi mettiamo da parte dopo 800 km di corsa , per loro sono nuovissime, vanno bene per altri 800 km, almeno, di allenamento: vedere le condizioni delle loro scarpe in fila all’esterno delle loro stanze , ve lo assicuro, fa riflettere!

KiambogoE’ proprio a Kiambogo, durante le mie sgambettate da “musongo” che ho provato brividi di emozione, addirittura di commozione, correndo. E non perchè io abbia raggiunto chissà quale risultato, no: qui ho visto dei bambini spriz zare gioia da ogni poro delle loro pelle per il semplice motivo di correre accanto a me per alcuni minuti, offrendomi la loro manina da stringere durante quella corsetta e facendo di me il runner più felice del mondo.   Insomma, “Africa&Sport” mi ha dato l’opportunità di vivere un’esperienza emozionante, unica.

Un’esperienza che io auguro a tutti voi di poter provare  almeno una volta nella vostra vita di runners e di viaggiatori.

Francesco

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