MONZA RESEGONE, OVVERO L’ELOGIO DELLA FOLLIA

mr2Oggi potrei parlarvi della mia e nostra Monza-Resegone.    Della partenza mozzafiato, del tifo incessante, dell’assistenza in moto presente e fondamentale , del freddo arrivo a Erve al 35esimo km, delle fatiche e dell’interminabile salita in stile alpino fino al 42esimo km della Capanna Monza (e della seguente noiosissima discesa).
Ma non lo farò, in molti hanno scritto tanto su questa strana manifestazione.
Oggi vi voglio parlare di cosa ha provato uno sportivo (cazzaggiatore) e psicologo come me.

Se ci pensate bene, l’attività sportiva è un’attività fine a se stessa.    Con questo non voglio dire che sia inutile, anzi, ma che non è fondamentale per la sopravvivenza umana.
Se scendessero da un’astronave degli alieni sono sicuro che troverebbero l’attività sportiva senza senso:  uomini che soffrono, si sacrificano, si fanno male, si sfidano per qualcosa di intangibile o per un pezzo di metallo come una medaglia.
Se è per questo gli animali non praticano sport, quindi lo sport è dell’uomo. Perché lo facciamo?
La risposta è semplice: perché siamo umani.   La nostra forza vitale sta nel ricercare sempre qualcosa d’altro, qualcosa da provare, da vedere, da sfidare.   Il piacere (anche qualcosa che va al di là di esso, diceva Freud) guida le nostre vite e la nostra scelta di praticare sport (o perlomeno dovrebbe).
Nonostante le fatiche, le perdite, gli infortuni, i sacrifici.   L’uomo è il più resistente tra gli animali, in assoluto. Non è fatto per la velocità, non può competere con un ghepardo, Usain Bolt al confronto è una schiappa.  Ma in che cosa primeggiamo?   Nel resistere, nell’ adattarci all’ambiente circostante, nell’aspettare un piacere più grande, a non cedere all’istinto.

mr3Come ogni gruppo che funziona bene, siamo partiti da zero.   Non ci conoscevamo molto, non ci siamo visti tanto prima, ci siamo trovati per caso. La cosa strana che ci univa è stata la corsa a piedi.
Kurt Lewin, psicologo sociale, diceva che un gruppo sta nella condivisione di un Destino Comune.
Ebbene, dopo solo 5 ore avevo la sensazione di averli avuti accanto da molto più tempo.   Anzi, vi dico la verità, è stato come se fossimo partiti come un corridore, e come un unico corridore fossimo arrivati.
La prova è che quando uno dei tre ha avuto qualche difficoltà (crampi, indurimenti al polpaccio, nausea) ci fermavamo, d’accordo, ma era come se sentissi anche  io il dolore dell’altro mio compagno di squadra.
Ho percepito il dolore al ginocchio, la nausea, i crampi, pur avendo solo avuto un po’ i muscoli affaticati.
Quando si è in crisi si è in crisi in tre, mai in uno.   Il nostro gruppo era composto da persone diverse, ma nel modo di correre simili.   Di poche parole, e quelle poche quelle giuste.   Ci siamo parlati ma non troppo, segno che la concentrazione era alta.    Ci siamo incitati, ma non ad ogni km, abbiamo capito che la motivazione che viene dall’esterno è molto meno efficace di quella interna, silenziosa ma che spinge.

L’altro aspetto che ricorderò di questa folle gara è stata questa sensazione:   quello che in psicologia sportiva chiamiamo FLOW.

Nello sport esiste uno stato, simile alla trascendenza, ma del tutto umano e terreno, assolutamente non mistico, dove i nostri confini corporei vengono infranti, come se si potesse vedere oltre quello che si sta facendo:   il nuotatore si percepisce tutt’uno con l’acqua, il corridore con il vento e la natura, una ginnasta con il gesto atletico. Questo è il flow:  lo stato psicologico che si sviluppa a partire da un completo coinvolgimento della propria attenzione sull’attività in una condizione di totale equilibrio percepito tra le difficoltà del compito e le proprie abilità.    Il flow non è una condizione rara, ma implica consapevolezza e attenzione nel compito.
Il flow ha più sfaccettature, più dimensioni: è un equilibrio tra sfida e capacità, presuppone mete chiare, una concentrazione totale sul compito, un senso di controllo e un coinvolgimento talmente profondo che tutto diventa automatico, semplice. Noi siamo nel gesto, noi siamo nello strumento, noi sappiamo esattamente cosa fare. Quanto dura? Il flow non ha tempo: lo scorrere delle lancette è alterato, rallentato o accelerato, non ce ne si rende conto.   Come in tutte le cose belle.
Il flow però va ricercato, va allenato, va sperimentato.   Sono sicuro che alla fine ci si ricordi sempre di uno stato di flow e che la magia dello sport sia dato anche un po’ dalla ricerca di questo strano, piacevole, misterioso e sempre diverso stato mentale.  Che travalica i rischi, la fatica, le botte, le delusioni ma anche le vittorie e i risultati.

Il flow non è una vittoria in campo, non è un tempo, non è una medaglia ma una vittoria dentro se stessi.   La felicità allora sta nel controllo, nel tempo che impazzisce, nel credere nella proprie abilità, nel gesto automatico, nell’immersione nella natura e, forse, anche nell’insensatezza e nella follia.
Se si capisce questo si capisce lo sport e il podismo.

E si capisce la mia, la nostra Monza Resegone.

    Nico

Il video girato da Sandro Mielino

Foto scattate da Mimmo e da Arturo Barbieri by podisti.net

 

 

 

Comments

1 commento
  1. posted by
    Emilia Danneo
    Giu 21, 2016

    Si…gli alieni penserebbero che siamo infestati da qualche strano virus MA a noi ci piace cosi’ ed e’ leggendo I racconti come questo che a volte MI parte l’embolo…grandi ragazzi tutta LA mia stima

  2. posted by
    Mirella Ferrero
    Giu 21, 2016

    Grazie Nico,hai saputo sfogliare tutte le emozioni di quei sudati 42k.
    Grazie Nico,Valter e Vigo…perché il vostro trio mi ha fatto osservare l’orologio alle h 0.30..alle 1.30….. e un :tutto bene siamo arrivati….che fatto gioire tutti noi arancioni.
    Semplici portatori di forti emozioni!!!!
    BaciII. Mire

  3. posted by
    Francesca Tosi
    Giu 22, 2016

    Nicola, hai descritto perfettamente la vera essenza di questa corsa.
    Per me è stata un’esperienza unica, soprattutto per la condivisione che si crea con I compagni durante il percorso.
    E’ da provare!!
    Complimenti al team 172!!

  4. posted by
    Franco Fogliani
    Giu 23, 2016

    Grazie Nico per la lezione e per le sensazioni che hai trasmesso. Mi hai fatto aumentare la voglia di correre in gruppo e di partecipare a qualche follia.

  5. posted by
    Giuseppe Pittala
    Giu 24, 2016

    Nico ti ricordi del Lago Maggiore? Io sono quell’elemento rompiballe che ti seghuiva col palloncino,ne hai fatto di strada e sono sicuro che tanta ne farai ancora, l’età è dalla tua parte, complimenti.
    Peppino.

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